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La dimensione meta del contenimento, un dialogo tra contenuto e contenitore

LA DIMENSIONE META DEL CONTENIMENTO: UN DIALOGO TRA CONTENUTO E CONTENITORE


La dimensione meta del contenimento: un dialogo tra contenuto e contenitore


In una serie di accadimenti esistenziali che portano a creare movimento verticale, da acque trasparenti al rimescolamento, laddove il sotto occupa un altro spazio è lì, in quel preciso istante che il contenitore può essere percepito come insufficiente.

Il corpo può intervenire in soccorso alla parte emotiva che non con-tiene e si appoggia al corpo, il confine ultimo.

Fare spazio attraverso il corpo, fare spazio interno, fisico per ripristinare il contatto corporeo, l'ascolto con parti di sé coperte dall'urgenza, dall'emergenza attraverso il fare. Sono alleati lo stomaco e l'intestino in una digestione meta, una digestione emotiva.

In alcuni casi viene agita la necessità di essere accolti, sollevati, presi in carico dall'istituzione per sentire il sollievo restituito dalla delega, dall'affidare parti doloranti emotive - fisiche, la legittimazione della cura di sé.

Allora la corsa verso il pronto soccorso, rappresenta mettere nelle mani della madre buona accogliente che lenisce il dolore, la propria difficoltà a significare.

Nella realtà esterna gli accadimenti quando intensi generano una situazione di stress emotivo che, se intenso e prolungato, dalla funzione di adattamento e attivazione si trasforma in scompenso psicofisiologico.

La risposta di stress è un insieme di reazioni a catena che coinvolgono innanzitutto il sistema nervoso, il sistema endocrino e il sistema immunitario agendo di conseguenza su tutto l'organismo. Si tratta di sistemi che operano in stretta interdipendenza, come la psiconeuroendocrinoimmunologia ha dimostrato, sotto il controllo del sistema nervoso centrale.

Determinante sembra essere l'asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA) mentre in condizioni di non stress l'attività dell'asse HPA è organizzata in oscillazioni periodiche regolari, in condizioni di stress si verifica un'ulteriore attivazione del sistema, in particolare, nella fase della resistenza della reazione di stress.

La capacità del contenitore è legata ad alcune variabili, componente temperamentale, matrice originaria (qualità delle esperienze affettive e dinamiche originarie interiorizzate), capacità cognitiva e affettiva, caratteristiche della personalità, contesto socio-culturale di vita e accadimenti esistenziali (agenti stressogeni).

Fare spazio assume un significato fondamentale, fermarsi per recuperare il contatto con se stessi, con gli stimoli psicofisiologici: "Mi sento, di cosa ho bisogno".
Ovviamente la possibilità di recuperare presuppone una condizione esistente prima della frattura del contenitore, altrimenti va strutturata attraverso un lavoro psicoterapeutico atto a fornire strumenti emotivi, esperienza emotiva correttiva. Il respiro torna più profondo il dolore può essere sentito emotivamente e l'elaborazione del dolore inizia a occupare il suo spazio, prima negato, schiacciato dall'urgenza pragmatica.

Il dolore può essere generato da un lutto rappresentato dalla perdita, dall'impotenza nell'intervenire in una situazione importante, dall'immagine di se che cede in una relazione che non nutre più del rispecchiamento narcisistico, dal ciclo di vita che pone di fronte a quello che poteva - doveva essere e quello che è, a una serie di cambiamenti cercati e/o subiti che minano l'equilibrio su più fronti.

Fare spazio interno (contatto con la parte emotiva), attraverso uno spazio esterno (spazio terapeutico) per significare gli accadimenti decodificandoli, restituisce un modello esperito e interiorizzato che integra la matrice personale, fornendo strumenti affettivo - cognitivi di intervento, fortificando la struttura del contenitore.

Il disagio emotivo affettivo espresso dal corpo riguarda le problematiche psicosomatiche e funzionali legate a una disarmonica integrazione della parte emotiva o ad uno scarso contatto con essa, a disturbi di ansia, panico, aspetti depressivi.



Dott.ssa Liliana Matteucci

Aut.sanit.n°66 del 21-05-2003
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