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La Timidezza e il Rossore

TIMIDEZZA E ROSSORE

La Timidezza ed il Rossore

    

La Fenomenologia della Vergogna

Helen Lewis ha scritto una dettagliata descrizione della fenomenologia della vergogna, in cui il sè è considerato come oggetto di disprezzo e scherno. La persona vergognosa si sente piccola, ridicola e limitata. La vergogna spesso si ritrova nei disturbi di personalità (cluster C) evitante; così come il rossore a livello di fobia (eritrofobia o ereutofobia) può essere un sintomo comune a molti disturbi. L'adulto vergognoso si sente infantile con tutte le debolezze esposte a prima vista di se stesso e di altri. Sentimenti di abbandono, inadeguatezza fino ad arrivare all' irrigidimento riempiono la coscienza. L'effetto del diniego sulla vergogna la rende più potente, così come dall'esterno  un individuo che sottolinea una reazione di vergogna che sta avvenendo nel timido accentua il sentimento di disagio e impedisce una qualunque possibilità di comunicazione. Un altro tipo di diniego, cioè di negazione, opera a rendere l'effetto di vergogna non disponibile. La persona è cosciente del contenuto cognitivo degli eventi connessi alla vergogna, ma esperimenta solo un fremito, una ventata, uno scossone. L'idea della vergogna deviata coinvolge il dubbio circa l'immagine di sè dal punto di vista dell'altro.
L'espressione fisica della vergogna  si caratterizza nel contatto visivo con l'altro, dal distogliere lo sguardo, voltare il viso; questi movimenti del capo hanno l'effetto di far apparire più piccola la persona che si sente in imbarazzo. Uno degli attributi fisici della vergogna  è il fenomeno del rossore, che Darwin considerava il più peculiare e il più umano delle espressione emotive, poiché il rossore non capita ai non umani.  Non sempre, però, il rossore è un compagno della vergogna, poiché ci si può vergognare senza arrossire.  
La vergogna di per se non è patologica, anzi pone dei limiti interni che diventano esteri; essa può rendere la persona più avvicinabile e attraente; il problema nasce nel momento in cui  comincia a limitare la vita sociale e interpersonale dell'individuo. Questo è il caso della timidezza patologica  quando accompagnata dal rossore, evidente a tutti;  si può trovare una personalità con scarsa autostima, che ha avuto episodi precoci di umiliazione  e derisione da parte delle stesse figure significative che, invece, dovrebbero assicurare protezione e contenimento.

La Vergogna e l'Ideale dell'Io

Piers interpreta la vergogna come risposta a non riuscire a vivere al livello del proprio io ideale ( mentre la colpa la colpa insorge se trasgrediamo un'ingiunzione che ha origine al di fuori di noi, ma che è rappresentata dal Super-Io), la vergogna interviene se non si riesce a raggiungere  un ideale di comportamento  che ci si è prefissati. L'Autore afferma che la tensione dell'Io e l'ideale dell'Io  spiega il sentimento della vergogna mentre la colpa è il risultato solo della tensione tra le parti del Super-Io e dell'Io.   Secondo Perlman la vergogna è il risultato di un conflitto tra l'Io e l'Io ideale (ruolo sociale desiderabile). Come la nevrosi è il negativo della perversione (Freud), la vergogna può essere considerata il negativo dell'esibizionismo. Le fantasie del timido patologico possono contenere scenari di grandiosità, di desiderio di esibirsi piuttosto che di osservare.
Il ciclo della vergogna a volte è interrotto dalla rabbia provocata dopo lo stimolo principale. La rabbia gli permette di sentirsi più forte  e meno dipendente dagli altri, almeno per un po'. Poiché la vergogna utilizza un desiderio non sessuale di essere guardati, non sorprende che quando questo è sessualizzato, il meccanismo diventerà più complicato.  A questo punto la vergogna è di nuovo vergognosa di se stessa, poiché nella fantasia essa rivela l'interesse sessuale verso un'altra persona. . Può essere mobilitato come un motivo importante di regressione dell'esibizionismo e della scopofilia, come suggerì Freud. Altri Autori, invece, pongono il rilievo il problema delle reazioni di vergogna con i sensi di colpa; Erikson ha richiamato l'attenzione  in connessione con la consapevolezza di sè dell'adolescente e i suoi problemi di identità.
Per concludere un argomento così vasto e delicato, ciò che è importante affermare è il grande aiuto che il lavoro terapeutico può dare alle persone che vivono questo disagio. Esso limita notevolmente la qualità della vita di colui che ne soffre; affrontare in una terapia individuale, quindi in una condizione di maggiore tranquillità, le fantasie sottostanti e soprattutto  comprendere la struttura di personalità che accoglie e usa questa modalità di affermare se stesso nel mondo autolimitandosi, è un viaggio che lascia al ritorno la stessa persona con dei bagagli più solidi e soprattutto dal contenuto non più visibile a chiunque.

BIBLIOGRAFIA


Novelli Maria Emanuela  "Psicologia della vergogna" - Edizioni Universitarie Romane -1986

Aut.sanit.n°66 del 21-05-2003
P.I.08501381001
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